La Storia

Spirito di avventura dei primi grandi scalatori e sentimenti patriottici per un’Italia da poco unita

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La fondazione del Club Alpino Inglese nel 1857 crea l’impulso decisivo per l’assalto alle montagne delle Alpi non ancora conquistate.
In questi anni molti pionieri inglesi tentano di raggiungere la vetta delle nostre montagne, ma non sono i soli ad avere sogni di conquista. Nelle nostre valli qualche “montagnard valdotain” tenta e sogna la salita di una montagna irragiungibile, il Cervino.
Corre l’anno 1860 e per i nostri «montagnards» è difficile, senza soldi e senza cultura, intraprendere una così importante avventura…

La conquista del cervino

Due versanti di una stessa montagna, uno italiano e uno svizzero. Due alpinisti, amici e antagonisti: l’italiano e valdostano Jean-Antoine Carrel e l’inglese Edward Whymper. Tutto si fonde in questa storia: dallo spirito di avventura dei primi grandi scalatori ai sentimenti patriottici per un’Italia da poco unita fino all’analisi dei sentimenti umani e delle emozioni vissute.
I protagonisti di questa storia, pur nella loro diversità, sono cresciuti in un ambiente in cui la natura ha esercitato una forte influenza sul loro carattere, facendoli diventare alpinisti animati dal desiderio di conquista, ma rispettosi della montagna.

Si tratta di uomini che hanno dedicato la loro vita alla montagna, che hanno sviluppato la capacità di vivere in armonia con una natura tanto bella quanto impegnativa e difficile da conquistare. E’ questa infatti la parola che più ricorre in questa storia, “conquista”, nel senso più ampio del termine: conquista di una cima, conquista di un traguardo, conquista di un profondo senso di libertà.

Questa è la storia di un uomo e della sua montagna, è il racconto di un’impresa “che fece la storia”.
Questa è la storia di Jean-Antoine, detto il Bersagliere.
Nacque il 17 gennaio 1829 nel villaggio di Crétaz (frazione di Valtournenche, Aosta); viene considerato per antonomasia “la guida alpina del Cervino”.
Rientrato nella sua valle al termine del servizio militare di leva, nel 1857 iniziò i tentativi di scalata del Cervino, salendo per primo la Testa del Leone con lo zio Jean-Jacques Carrel e l’abate Gorret.
Da allora furono quattordici tentativi di salita per la cresta italiana del Leone ed otto di essi ebbero come protagonista Carrel; ma dal 1858 al 1863 tutti i tentativi non riuscirono a superare la Crête du Coq, dove Carrel arrivò la prima volta il 29 agosto 1861.
Proprio nel 1861 era comparso al Breuil, ai piedi del Cervino, l’alpinista inglese Edward Whymper che, dopo aver scelto Carrel come guida per il tentativo del 23 luglio 1862, fallito per il cattivo tempo, lo considerò il suo più grande antagonista, stimandone tuttavia le doti di grande scalatore.

A questo punto della storia è necessario ricordare l’importanza di questa impresa anche da un punto di vista storico e civile per l’Italia di quegli anni.
Carrel infatti nel 1864 si era impegnato a Biella con Quintino Sella – ideatore e fondatore del Club Alpino Italiano – a preparare la scalata dal versante italiano del Cervino con l’ingegner Felice Giordano o con lo stesso Quintino Sella. Nonostante una stagione sfavorevole per il cattivo tempo, un giorno del 1864 Carrel avvisò Sella della possibilità di scalata; malauguratamente né Sella né Giordano erano disponibili ed il 1864 trascorse senza nessun tentativo. L’11 luglio 1865 Carrel iniziava i preparativi per il trasporto dei materiali necessari in parete ed il 14 luglio con i conterranei Antoine-César Carrel, C. E. Gorret e Jean-Joseph Maquignaz raggiungeva il punto massimo delle scalate precedenti, ma a un’ora troppo avanzata per portare a termine la scalata e raggiungere la vetta. La cordata decise così di fermarsi ad un punto più basso per riposare.
Un documento storico ricorda il tentativo del 14 luglio 1865. In una camera dell’albergo Giomein, l’ingegnere Felice Giordano [N.D.R. uno dei fondatori del CAI] scrive al Ministro delle finanze Quintino Sella:
“Caro Quintino, con un espresso ti mando un dispaccio a St. Vincent, distante di qui sette ore di cammino; intanto, per sicurezza, ti mando anche la presente. Oggi alle 2 pomeridiane con un buon cannocchiale vidi Carrel e soci sull’estrema vetta del Cervino; con me li videro altri; dunque il successo pare certo, e ciò malgrado vi sia stato ier l’altro un giorno di pessimo tempo che coprì il monte di neve. Parti dunque subito, se puoi, od altrimenti telegrafami a St. Vincent. Figurati che non so neppure se tu sei a Torino! Da otto giorni non ho più notizia alcuna di costà; scrivo dunque a caso. Se tu non vieni, o non telegrafi entro domani, io ascenderò per piantare là su la nostra bandiera, per la prima”.

Tuttavia, mentre Giordano scriveva queste liete parole, il 14 luglio 1865 sulla vetta comparvero le figure di sette alpinisti: erano Edward Whymper – che aveva deciso di scalare il Cervino per la cresta svizzera dell’Hörnli – con le guide Michel Croz, Peter Taugwalder e suo figlio, i compagni occasionali Charles Hudson, lord Francis Douglas ed il signor Hadow, tutti inglesi. La cordata al rientro subì un gravissimo incidente dal quale si salvarono solo Whymper e i due Taugwalder. Il tragico evento, seguito da un processo nel quale la causa della tragedia fu attribuita ad una corda difettosa, ebbe molta risonanza nel mondo alpinistico e non solo, lasciando un segno indelebile nella coscienza dell’alpinista per tutto il resto della sua vita.

Così, il 15 luglio, allo stesso tavolo dell’albergo Giomein, Giordano costretto a rettificare, scriveva mestamente a Sella:
“Caro Quintino, ieri fu una cattiva giornata, e Whymper finì per spuntarla contro l’infelice Carrel”.

Rientrati al Breuil gli italiani sotto gli incitamenti dell’ingegner Giordano e dell’abate Gorret riformavano una comitiva composta da Carrel, Jean-Baptiste Bich, detto Bardolet, Amé Gorret e Agostino Meynet. Partiti nuovamente il 16 luglio, dopo aver bivaccato alla Gran Torre, il 17 luglio 1865 raggiungevano rapidamente la base della Testa del Cervino trovando una via sul versante nord; fermatisi Gorret e Meynet per facilitare il ritorno di Carrel e di Bich, questi raggiungevano rapidamente la vetta. In pochi giorni, la vetta del Cervino, l’ultima montagna di 4.000 metri sulle Alpi non ancora scalata, era stata finalmente raggiunta da due versanti.
Dalla conquista del Cervino, Carrel dedicò molta parte della sua vita alla valorizzazione della via italiana del Cervino. Assunse nel 1867 l’incarico per la costruzione del rifugio alla “Cravate” a 4.114 metri, costato 585,50 lire, somma raccolta con una sottoscrizione fra alpinisti italiani e stranieri e personalità della Valle d’Aosta; lo stesso Carrel vi concorse con 10 lire, e così pure molte delle guide di Valtournenche!
Il 26 agosto 1890, di ritorno dalla capanna del Cervino, con l’alpinista Leone Sinigaglia e la guida Carlo Gorret, poco sotto il Colle del Leone, a quota 2.915, dopo aver diretto la sua cordata per sedici ore in mezzo alla tormenta, Carrel moriva per sfinimento dove ora sorge una croce in suo onore.
Al suo nome è stata dedicata la Punta Carrel (tra la Testa del Leone e la Dent d’Hérens, Alpi Pennine) ed il rifugio sulla cresta del Leone al Cervino.

La Capanna Luigi Amedeo di Savoia

Costruita a Torino su ordine del C.A.I., smontata e trasportata a piedi sul Cervino nel 1893 ed ivi rimontata a quota 3840 mt lungo la Cresta del Leone (denominata via italiana), la Capanna fu intitolata al Principe Luigi Amedeo di Savoia Duca degli Abruzzi per le sue numerose imprese alpinistiche.

Ceduta dal Club Alpino Italiano alla Società Guide del Cervino nel 1995 la Capanna costituì un rifugio per i grandi della storia dell’alpinismo prima di cedere il posto, nel 1968 al nuovo e più ampio rifugio Jean-Antoine Carrel costruito una decina di metri più in basso.
Costruito in tavole di legno il fronte principale evidenzia, vista l’irregolarità alla base delle assi, come la Capanna fosse fondata e adattata perfettamente al terreno roccioso, la cui traccia è evidente anche sul legno al di sotto della copertura in lamiera.
I fronti rivestiti in lamiera erano posizionati a nord e a est per un’evidente ragione di isolamento termico in quanto non esposti al sole.
Le finestre presenti sulle facciate originariamente esposte a sud e a ovest si presentano di piccole dimensioni al fine di favorire la minor dispersione termica possibile.
La Capanna offriva al suo interno 10 posti letto distribuiti su due tavoloni di legno ricoperti da materassi di crine.
L’interno, interamente costruito in legno, era riscaldato dalla piccola stufa il cui camino esterno risultava rivolto verso il basso affinché la neve non lo tappasse annullandone il tiraggio.
Le frane del 2003 sul Cervino hanno quasi compromesso l’integrità della Capanna e al fine di salvaguardarne l’indennità e di costituirne monumento storico la Società Guide del Cervino si è fatta carico di rimuoverla.

Smontata in loco nel corso dell’estate 2004 è stata trasportata a valle, rimontata e trasportata di fronte all’Ufficio delle Guide di Breuil Cervinia affinché diventi museo della storia dell’alpinismo e protagonista di ricordi per tutti coloro che l’hanno vissuta.